Storia della Cocaina
Nel XVI secolo, quando i conquistadores spagnoli, dopo la scoperta delle Americhe, si impadronirono del Perù e dell’immenso impero Inca, notarono che i capi delle tribù indigene godevano del privilegio di poter masticare le foglie di alcune piante, che in quelle regioni crescevano spontaneamente sotto forma di arbusti o di piccoli alberelli sempreverdi.
Erano le foglie della Erythroxylon coca, la “pianta divina”, che ancora oggi, masticate a lungo, permettono di vincere la fame e la sete e di far affrontare gravi fatiche.
Dalle nostre informazioni l’uso delle foglie di coca, com’è stato rilevato attraverso importanti ricerche etnologiche, risale a 2.500 anni a.C., ma si suppone anche a molto prima.
L’uso della droga era noto non soltanto agli Yunga, ma anche ad altre popolazioni delle zone settentrionali del Sud-America. Recenti scoperte archeologiche hanno infatti portato alla luce preziose statuine d’oro appartenenti a questi popoli, che descrivono varie fasi della raccolta e della lavorazione della pianta. Anche se gli Incas non furono i primi ad usare la coca, tuttavia sono responsabili dell'espansione e della regolamentazione dell’uso in tutta l’America del Sud. Arrivati nell’ XI secolo sulla costa occidentale del continente, provenienti dalle regioni del nord e forse dalla lontana Asia, si erano insediati prima nella parte settentrionale del Perù e successivamente su tutta la cordigliera delle Ande, ovvero i territori dell’attuale Bolivia, Ecuador, parte della Colombia, Cile e Argentina. Lì hanno assimilato l’uso della coca dalle popolazioni indigene, hanno distrutto cultura e tradizioni locali, creando nuove leggende: la coca era il dono del Dio del Sole. Con questo pretesto inizialmente la coltivazione e l’uso della coca sono stati limitati, sotto rigido controllo, ai Tupac, alla famiglia reale, ad alti dignitari e sacerdoti.
In seguito l’uso si estese a tutta la popolazione, anche se mantenuto sotto stretto controllo, anche perché le piantagioni erano limitate e la produzione non poteva soddisfare la massa. La coca fu così disciplinata da una serie di disposizioni e restrizioni, la prima regolamentazione di una droga.
Era permesso consumarla soltanto in occasioni di cerimonie religiose, per finalità terapeutiche, nonché per sedare fame e sete e per consentire lunghe marce e altre attività particolarmente faticose, specialmente se eseguite in altitudine. Una dose di cocaina veniva concessa anche ai vincitori di gare atletiche e a coloro che si erano distinti in particolari cimenti.
La coca non poteva assolutamente essere consumata per scopi voluttuari o inebrianti e il suo uso era vietato a tutti i giovani; la raccolta delle foglie era riservata ai Cocapallac, ragazzi tra i dodici e sedici anni, ed alle donne.
La legge prevedeva pene severissime per i trasgressori: chi veniva sorpreso a masticare foglie di coca a scopo voluttuario era condannato a morte per strangolamento o impiccagione. Ciononostante risulta che una parte notevole del raccolto era consumata di nascosto dai contadini.
Le modalità di assunzione della coca variano a seconda delle popolazioni. Tra gli indigeni della Bolivia e del Perù centro-meridionale le foglie venivano masticate dopo aver aggiunto calce, mediante un apposito bastoncino chiamato llipta. In Venezuela, invece, per togliere l’asprezza mescolavano le ceneri di alcune piante o di ossa. Presso altre tribù l’uso della droga rimaneva privilegio della classe sacerdotale e del sesso maschile, anche se in particolari periodi dell’anno era concesso alle donne di assumerla, mentre gli uomini, a scopo propiziatorio, si dedicavano alla filatura della lana.
L’Occidente conobbe la coca soltanto dopo la caduta dell’impero incaico, è stato Pedro Cieza de Leon, uno spagnolo che aveva partecipato alle campagne di conquista dell’Impero degli Incas, che nella Cronaca del Perù (1550 – 1553) ha descritto diffusamente per primo la pianta della coca e le modalità d’uso, senza peraltro credere agli effetti vantati.
I conquistadores spagnoli, di fronte ai diversi e spesso contrastanti aspetti dell’uso della coca, hanno avuto un atteggiamento alterno, ora incoraggiandone l’uso, ora proibendolo. Nel 1567 il Tribunale dell’Inquisizione, che si era riunito a Lima, allarmato per i pericoli che l’abuso poteva provocare, la vietò considerandola “sostanza senza utilità, capace soltanto di favorire le superstizioni degli Indios e i contatti con il diavolo”.
Nel volume Perù: viaggi attraverso gli anni, nel 1846, l’esploratore svizzero J.J. Von Tschudy fornisce una precisa descrizione delle modalità d’uso della coca. In particolare parla della borsa di cuoio, che ogni indio porta appesa alla cintura piena di foglie e racconta che tre o quattro volte al giorno gli Indios interrompono il lavoro per dedicarsi a masticare le foglie di coca.
Nonostante gli editti, le proibizioni governative ed ecclesiastiche e la comminazione di pene severe emesse dai tribunali civili e religiosi, l’uso e l’abuso della droga sono persistiti e addirittura aumentati tra le popolazioni andine anche dopo la liberazione dagli spagnoli, tanto che Lewin, nel 1924 scriveva che i lavoratori indigeni venivano retribuiti in parte con foglie di coca. La pianta sacra degli Incas, già dopo la loro caduta, aveva assunto un valore monetario.
Il persistere dell’uso della coca in queste regioni può essere giustificato anche dalla particolare situazione climatico-ambientale.
Infatti, come si è già avuto modo di ricordare, attenua gli stimoli della fame e della sete e apporta una sensazione di energia che permette di esplicare notevoli sforzi fisici ad altitudini elevate, con conseguente ridotta quantità di ossigeno atmosferico. Infatti, nonostante la Commissione dell’ONU sugli stupefacenti, abbia intrapreso un’attiva campagna sanitaria in Bolivia e in Perù, si calcola che ancora nel 1992, in queste ultime nazioni, siano state raccolte quasi 224.000 tonnellate di foglie di coca, cifra inferiore alla realtà, in quanto le statistiche non possono tenere conto della produzione clandestina.
La cocaina, proveniente principalmente dalla Colombia, raggiunge il grande mercato Nord-Americano, spesso con vecchi aerei che vengono abbandonati, tanto è il guadagno che si realizza da queste operazioni. Per questi motivi nel 1986-87, per ordine del presidente Reagan, si è proceduto alla distruzione di piantagioni e raffinerie negli Stati produttori. Il Presidente Bush nel 1989 intraprese una guerra contro i narcotrafficanti di droga, che pare tuttora proseguita dalle varie amministrazioni.
Europa
L’uso della coca ha cominciato a diffondersi in Europa solo alla fine del XVIII secolo. Nel 1793 un medico proponeva che le foglie fossero regolarmente distribuite ai marinai, durante i lunghi viaggi intercontinentali. Tuttavia il suggerimento non ha trovato largo consenso; non sappiamo bene il perché, ma possiamo ipotizzare che gli Europei, più attivi e meno meditativi, sono poco disponibili ai lunghi tempi delle masticazioni. Invece hanno nella loro tradizione l’abitudine del bere: introdurre un liquido di rapida assunzione e di effetto ben più immediato.
Un americano di Atlanta (Georgia, USA), mise in commercio nel 1885 il “French Wine Coca”, una nuova bevanda. Essendo un farmacista, vendeva il suo ritrovato come un rimedio per il mal di testa. Inoltre ne vantava gli effetti stimolanti, in quanto, quale più importante principio attivo, conteneva coca. Nel 1886 eliminò dal prodotto l’alcool, aggiungendo estratto di Noce Kola (che contiene caffeina), oltre a oli di agrumi per migliorare il gusto. Il nome del nuovo prodotto fu COCA-COLA.
Nel 1881 un altro farmacista acquistò tutti i diritti della Coca-Cola e l’anno dopo fondò la società omonima. La produzione continuò fino al 1903, quando, in seguito alle pressioni del governo, la composizione dovette essere modificata, escludendo la cocaina. La coca fa tuttora parte della bevanda, ma è decocainizzata prima del suo impiego da un’industria specializzata sotto controllo del governo federale americano. Gli effetti tonico-nervini da allora sono quindi prodotti dalla caffeina contenuta nella cola.
Informazioni Cocaina
La cocaina è l’alcaloide attivo delle foglie di coca dalle quali è stata purificata nel 1860 da chimico tedesco Albert Niemann. Subito dopo la scoperta hanno preso il via numerose ricerche per stabilirne l’attività farmacologica ed i possibili impieghi in campo medico.
Nel frattempo in America, al temine della guerra di secessione, su consiglio di un dottore, la cocaina veniva introdotta nel 1870 nelle terapie per svezzare l’enorme numero di morfinomani, reduci di guerra, affetti dalla cosiddetta “malattia del soldato”.
Freud usò e sperimentò la cocaina in altre indicazioni e più precisamente come ricostituente e per disintossicare dall’eroina un suo allievo. Se all’inizio il risultato era sembrato favorevole in seguito si rivelò catastrofico: l’allievo, intossicato cronico di cocaina si ridusse in uno stato delirante e morì poco dopo. Ciononostante Freud non perse l’entusiasmo. In tre pubblicazioni successive esaltò il farmaco consigliandolo, in piccole dosi, per il trattamento di varie malattie: disturbi gastrici, asma, cachessia e inoltre come afrodisiaco, stimolante, anestetico locale e per la disintossicazione da alcool e dalla morfina.
Attribuiva la situazione disastrosa sofferta dal suo allievo alle dosi eccessive, definendole spaventose: dieci volte maggiori di quanto lui stesso ne prendesse. Ribadiva che la cocaina non creava alcun problema a chi l’assume in modeste quantità.
Tuttavia poiché già a partire dal 1886 molti medici e malati erano deceduti dopo averne fatto uso, il più autorevole specialista della dipendenza da droghe, accusò Freud di aver dato via libera al terzo flagello dell’umanità dopo l’alcool e la morfina. Un’accusa che fu formulata anche da importanti studiosi e società mediche europee.
La reputazione professionale del padre della psicanalisi venne scossa dalle critiche, per cui Freud fu costretto a pubblicare nel 1887 il suo quinto e ultimo volume sulla droga nel quale ritrattò molte delle sue precedenti posizioni: da quel momento si astenne dal pubblicizzare la droga.
Nei primi anni del XX secolo la cocaina continuava ad essere la droga di una élite intellettuale; l’uso era circoscritto ad artisti di avanguardia, a letterati decadenti, ad aristocratici stanchi e depressi, anche a sportivi e pionieri dell’aviazione.
Invece durante la prima guerra mondiale e nell’immediato dopo-guerra, l’uso della cocaina si diffuse notevolmente in tutti i Paesi del mondo Occidentale: veniva venduta apertamente nelle strade di Parigi e Berlino, di Vienna e Praga, di Londra e New York. Tutti i ceti ne facevano uso. Veniva assunta da molti attori del cinema e del teatro. Charlie Chaplin in una famosa scena del suo film “Tempi Moderni” aspira una sostanza bianca e acquista immediatamente notevole energia per superare ogni ostacolo.
Poi, in seguito al riconoscimento dei gravi danni anche letali, il consumo di cocaina cominciò a decrescere in tutti i Paesi. Nel 1930 fu quasi abbandonata.
La prima legge nordamericana contro i narcotici e gli stupefacenti, definiva la cocaina come una droga altamente nociva. Ad essa seguirono numerose norme emanate da tutti i Paesi che ne limitavano drasticamente la produzione ed il commercio, punendo severamente gli spacciatori.
Nel 1954 la Commissione degli stupefacenti poteva rilevare con soddisfazione la riduzione dell’uso della cocaina in tutto il mondo. Purtroppo già l’anno successivo si è osservato un’inversione di tendenza e un aumento della produzione da parte di laboratori clandestini soprattutto in Bolivia, Perù ed Ecuador.
Nel 1966 la Commissione interministeriale sulle tossicomanie del regno Unito segnalava un aumento del consumo di cocaina, specialmente tra i giovani, che la collocava subito dopo l’eroina.
Nel 1970 il consumo della cocaina è progressivamente cresciuto, nonostante il suo alto costo che le ha procurato l’appellativo di “droga dell’alta società”. Iniziava così la nuova grande epidemia occidentale.
Nel 1980 negli USA la cocaina a base libera – che può essere fumata – le fu preferita, pur avendo un costo molto elevato. Poco dopo venne immesso sul mercato un preparato che ha le stesse caratteristiche della base libera, ma è ottenuto direttamente dalla pasta di coca ed a basso costo: il crack.
Il suo consumo aumentato vertiginosamente, specie negli USA, si è espanso in Europa del Nord e ora anche in Italia.
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- Effetti della cocaina: modi d’uso e conseguenze d’abuso
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